YONDR: l'aggeggio che rende un concerto migliore



YONDR è la nuova follia del music businnes che tenta in tutti i modi di preservare lo stato delle cose come se fosse il 1980. YONDR è una custodia per cellulare che ne impedisce l'utilizzo durante i concerti. 
  
"Yondr ha un semplice scopo: mostrare alla gente come un può essere intenso e potente un momento quando non siamo focalizzati a documentare o condividere"

I Guns 'n' Roses, gruppo capitanato da un front-man amatissimo, ha sperimentato l'utilizzo della custodia invitando gli spettatori PAGANTI, tramite la gentile mano di omoni erculei noti come "Security", a mettere i cellulari dentro la custodia così che non possano riprendere quanto sia grasso Axl Rose e quanto facciano schifo i Guns 'n' Roses. 

Analizziamo la questione da punto di vista più serio. Avete presente il Bataclan e quello che è successo? Bene, questi aggeggi miracolosi possono essere riattivati solo nelle aree "phone free" del locale dove avviene il concerto così che se c'è uno stronzo che vuole spararmi col mitra inneggiando Allah devo andare nella zona "phone free" per chiedere aiuto o chiamare i miei familiari.

La droga che si è calata questa gente per creare questa cosa è direttamente proporzionale ai soldi buttati per crearla, in rapporto che ogni 100 euro spesi per la ricerca, 50 andavano per il fumo.

Un altro motto di questi geniacci della musica è "Esserci ora" o essere presenti al momento che mi suona un po' anacronistico visto che credo almeno un terzo della gente ai festival od ai concerti si ubriaca o fuma come è giusto che sia, vorrei vedere una custodia anche per questa gente così che non possa disturbare pogando con i gomiti alti o versando birra sulle scarpe altrui. Questa è la gente veramente assente ai concerti e che non ricorderà molto dell'accaduto, altro che mettere sotto quarantena i cellulari come se fossimo alle scuole medie.

Se mi metto a giocare con il cellulare magari sono li perchè ho dovuto portarci la mia ragazza, di voi non me ne frega un cazzo eh...

I produttori si difendono per non sembrare bigotti con cose come "gli Smartphone sono utili, ci hanno cambiato la vita" non riuscendo a distinguere l'uso "documentaristico", che è del tutto legittimo quando io ho pagato un cazzo di biglietto possono cantare come riprende il concerto, sopratutto se ho speso mezzo stipendio per un cellulare che mi permette di fare buone riprese audio-video, dallo smessaggiare con la ragazza che è altrettanto legittimo se ti annoi. 

Secondo me questa cosa avrà poco respiro e sarà ricordata in quegli awards degli youtuber tra le "10 peggiori invenzioni dell'anno" o cose simili. Non mi metto a snocciolare l'importanza di youtube o del documentare concerti di band che si possono sciogliere o fare tour una volta ogni sei ere geologiche, l'avere per se o condividere un concerto che può restare immortale anche dopo che la band si è sciolta per rendere possibile anche a chi non c'era di sapere come fossero live credo sia essenziale. Immaginate cosa sarebbe successo se avessero utilizzato questa tecnologia per i concerti dei Pantera. 



Deceptionist - Initializing Irreversible Process

Band: Deceptionist
Album: Initializing Irreversible Process
Genere. Brutal Death Metal, Industrial
Etichetta: Unique Leader Records
Anno: 2016
Paese: Italia
Consigliate: Industrivolutionaction,  Irreversible Process,  Operator Nr 3
Sentenza: C'è Will Smith su questo film?


L'Italia è ultima nelle classifiche OCSE di qualsiasi cosa, dalla spesa del PIL per l'istruzione alla costruzione di materassini per Chihuahua. La corruzione dilaga, lo stato è assente, la mafia si è ramificata con i suoi tentacoli fino al Nord, disoccupazione giovanile alle stelle, imprenditori che si suicidano. Uno scenario apocalittico in tutto, tranne che in una piccola minuscola realtà: il brutal death metal.  E' veramente assurdo constatare come sempre più in Italia si scriva l'avanguardia del genere, mi permettano gli americani che credono che rendere semplicemente il genere meno comprensibile sia scrivere cose "d'avanguardia", ma essere avanguardisti significa guardare al proprio passato riuscendo ad andare avanti e gente come Bloodtruth, Fleshgod Apocalypse e Deceptionist lo stanno facendo aggiungendo piccole o grandi cose che mettono il punto esclamativo sulla rispettiva proposta. I Bloodtruth hanno i canti gregoriani, i FA un'intera orchestra e i Deceptionist una forte influenza industrial. Sono cazzate, cose minimali, idee che semplicemente ti vengono quando vuoi metterci te stesso nella musica e non fare la cover band con le "tue canzoni" che in realtà sono di altri. Allora tutti i passaggi "parlati", spezzoni di film, synth e suonini alla Fear Factory come se non ci fosse domani diventano la forza di una band che non può scindere la sua identità da certi trademarks. Un lavoro veramente pregevole che fa staccare la spina dal solito tritello informe e deforme, c'è spazio per respirare e sentire qualcosa di più aperto che il classico cd Brutal Death serratissimo nel quale distingui a malapena i riff.

"E pensare che potevo far parte di questo cd invece che di quel film di merda..."

Questo *prende un bel respiro* Initializing Irreversible Process è un cd che si ascolta tutto d'un fiato senza problemi, con le canzoni che hanno i propri uncini, a volte creati con gli inserti industrial, a volte con riff, o parti di riff, che si ripetono all'interno della canzone. Ogni tanto c'è qualche strizzatona d'occhio ai Fear Factory degli esordi ed è una cosa ottima, positivissima, includere e non escludere influenze nel proprio songwriting riuscendo a contestualizzare tutto è quello che rende un cd superiore. C'è anche un certo ammiccamento a quel brutal più technical death-oriented con un basso più in primo piano e riff più incentrati in scalette funamboliche che se pur brevi sono molto incisive. Ho adorato vedere espresse dalla copertina, ai suoni, al titolo delle canzoni un'idea di genere che non richiamasse squartamenti del cazzo, mostri dell'universo Lovecraftiano od altre minchiate stra-abusate.
E' così cari amici che si studia un cd, trasmettere su musica, in forma visiva e testuale le tue idee. C'è chi fa male e parzialmente una o massimo due di queste cose, raramente ho visto in questo genere trasmettere qualcosa che non sia la classica broda riscaldata nelle tre forme sopracitate.

Johnny Depp non è felice di far parte della copertina dei Deceptionist

Quando hai un genere così chiuso e schiavo dei propri stereotipi è difficile slegarsi dal proprio contesto narrativo ma quando lo fai vedi un'orizzonte di possibilità che prima non eri capace di vedere. Solo il coraggio di uscire dal seminato come hanno fatto questi ragazzi Roma è qualcosa che il 95% delle band brutal non fa mai nella propria carriera. Sentendo questo cd ho l'impressione di poter ascoltare un secondo cd di questi ragazzi potendomi aspettare passi in avanti e non la stessa identica cosa fatta e strafatta e riproposta cambiando l'ordine degli addendi ma mantenendo inalterato il risultato (a.k.a. la discografia di quasi ogni gruppo brutal). Sinceramente l'unica cosa che manca a questo cd album sono dei veri propri ritornelli o cori che si stampino in fronte e possano coinvolgere il pubblico in pieno Behemoth-Style. Il che non significa fare citazioni alla band polacca ma sfruttare il fattore di successo di essa (mettere dei ritornelli decenti nel death metal).
Non è un capitolo autoconclusivo di una serie di tot mila episodi che iniziano tutti in modo diverso ma finiscono tutti allo stesso modo, a questo giro c'è "speranza" e posso dire con assoluta certezza che è uno dei pochi cd che inizia bene e finisce benissimo, le ultime quattro tracce sono le migliori, quindi si è anche motivati ad ascoltare l'album dal primo all'ultimo secondo.
+ Deceptionist - Pathology

Riff-a-mania: 80%
Personalità: 75%
Qualità audio: 80%
Totale: 7.8/10


Obliterated - Fragments Of Infinity

Band: Obliterated
Album: Fragments Of Infinity
Genere. Thrash Metal
Etichetta. Uscita indipendente
Anno: 2016
Paese: Italia
Consigliate: The Shores Of Chaos, Wings Of Macrocosm
Sentenza: Morgan Freeman è lo sponsor ufficiale dei gruppi thrash che parlano di Sci-fi

Premessa: Cambiato nome e logo, vi prego, graficamente è inguardabile e "Obliterati/o" vi fa sembrare un cartellino dei lavoratori statali, di quelli che vengono timbrati dal "pianista" di turno che fanno 3-4 ingressi per tutti mentre metà dell'ufficio è a casa in mutande o a fare la spesa. La copertina mi pare assomigli molto a qualcosa che ho già visto, i lettori mi aiutino, non sono sicuro di questo, c'è qualcosa di ancora più simile...


La terza regione meno cagata d'Italia dopo il Molise e la Basilicata (indovinello per i lettori) ci regala un gruppo dalle prospettive interessanti e dal coraggio non indifferente. Lungo più di qualsiasi album thrashcore l'EP "Frammenti di infinito" è una prova realmente difficile da superare da un'altra band underground dello stesso genere. Gli Obliterated sfoggiano un progressive thrash che in molti hanno tentato di emulare fallendo miseramente, vuoi perchè il thrash metal non ha più niente da dire a parte forse 1-2 band, vuoi perchè la tecnica media dei gruppi thrash metal è "quartine+tupatupa" e fare questo per 10 minuti non ti rende "Technical" o "Progressive". Lo sforzo compositivo nel creare qualcosa di impegnativo è reale, si sente in molti cambi, nel tentativo di arricchire i riff con scalette e ricciolini per dargli ancora più vivacità. La prima domanda di ogni album "progressive-qualcosa" è "ma valeva la pena dannarsi l'anima così tanto?".  Per "Creator Of Void" assolutamente no, a mio modo di vedere la traccia ha un inizio, una lunghissima parte centrale molto evitabile e riassumibile e poi un secondo inizio che ti sveglia dal torpore e chiude in bellezza. Se invece si prende la seguente "Ouroboros" le cose hanno più senso dove la canzone non smette mai un secondo di inserire cose nuove, qualche spunto, cambio, senza mai far calare la tensione ed anzi riuscendo a spiazzarti in qualche caso.


Poi mi viene da pensare come mai non hanno usato le orchestrazioni dell'inizio di Creator Of Void in modo più saggio anche in altri punti della canzone o nelle altre canzoni, sarebbe stata una cosa molto distintiva mettere dei passaggi sinfonici in questo tipo di Thrash

Man mano che il minutaggio scende con le ultime due "The Shores Of Chaos" e "Wings Of Macrocosm" la band migliora notevolmente dal punto di vista degli uncini riuscendo a concentrare il proprio parco mosse vincenti e risultando non solo più immediata ma anche più incisiva quando serve. L'abilità sta tutta nel riuscire a mettere un punto esclamativo su ogni parte e sui riff principali in primis, nelle ultime due tracce questo viene colto in pieno dando ad ogni parte e ripetizione il tempismo giusto. Si sente lo sforzo tecnico-compositivo ma allo stesso tempo non si fa "sprecare" del tempo all'ascoltatore.
La sensazione è che la band ha voluto correre prima di imparare a camminare, nonostante la perfetta forma fisica per farlo. Il songwriting è più delicato della tecnica d'esecuzione, si può imparare ad avere prima uno e poi l'altro o in alcuni casi nessuno di essi, ma la stragrande maggioranza delle band non prova mai a correggere il proprio songwriting, semplicemente complica i riff per far vedere che "sono migliorati". Sviluppare canzoni più lunghe ed elaborate necessiterà senza dubbio di un lavoro più curato dal punto di vista del riarrangiamento che dovrà includere tutti gli strumenti, e qui gli arrangiamenti di basso e batteria mancano terribilmente per rendere tutti i passaggi più naturali.
Ultimo punto ma non per minore importanza, anzi, tutt'altro, sono i suoni. La produzione amatoriale non è un problema poichè il mixing è ben fatto alla fine, La cosa che mi preme sottolineare è come non sia stata posto alcun interesse nei suoni. I suoni sono totalmente anonimi e paragonabili con quelli di 3mila band underground. Difronte ad uno sforzo compositivo veramente elevato per la grandezza della band fa veramente strano sentire come i suoni siano stati lasciati in secondo piano ad un anonimia pressochè totale. Viene il doppio del rammarico quando poi è stato fatto un lavoro così egregio dietro la console, la ricerca di un suono di chitarra distintivo spesso fa più di 100 riff bellissimi e visto che la band hai riff basterebbe veramente studiare un po' meglio la propria strumentazione per riuscire a spaccare i culi.

Riff-a-Mania: 77%
Personalità: 58%
Qualità audio: 68%
Totale: 6.8/10


Hungry Like Rakovitz - Nevermind The Light

Band: Hungry Like Rakovitz
Album: Nevermind The Light
Genere: Sludge, Grindcore, Chaotic Hardcore
Etichetta: Blasphemy Worldwide Records, GrindPromotion, Shove Records,Drown Within Records, Dingleberry Records, Controcanti, Icore Produzioni
Anno: 2016
Paese: Italia
Consigliate: Farewell To Solar System, Pagan Terrorism
Sentenza: RickGrimesCore


Il grindcore spesso su cd è una sega mostruosa, suoni di merda, canzoni dove non si capisce un cazzo, cantanti che grugniscono, blast a manetta, il tutto molto piatto, senza animo, veramente due coglioni enormi. Gli HLR sono l'esatto opposto, od almeno ci provano. Hanno dei suoni decenti, molto naturali, che ho apprezzato devo dire. Nelle canzoni non è ben chiaro dove inizi o finisca il concetto di grindcore e dato che non sono un estimatore di band come i Nasum o Wormrot o Mumakil (tanto per citare tre pilastri che molti apprezzano ed io rispetto) per me è una cosa positiva. Da un lato quello dei HLR è una variante abbastanza personale del genere e se ne esci estraniato è perchè hanno avuto le palle quadrate di far qualcosa di "tecnico" e di sforzare il songwriting verso una direzione e non essere l'ennesimo gruppo ameba. Dall'altro lato c'è la fatica nel decodificare il vero messaggio di un album che sembra essere bipolare in molti tratti. Il fatto che il gruppo non sappia identificare bene il proprio genere è una qualità, quando non capisci che cazzo stai suonando o A) stai facendo merda lavica o B) stai facendo qualcosa con un minimo di animo e personalità.
Visto che in questo caso è "b" muovo i miei elogi per uno dei dischi underground del genere con il songwriting più curato che abbia mai sentito.

Credo di non aver mai scritto "songwriting" e "grindcore" nella stessa recensione dal 2011

Ci stanno poi 2-3 tracce nell'album che sono i "classici" "mid tempo" per smorzare un po' la caciara. Ecco, a mio modo di vedere questi sono gli unici punti deboli dell'album che ripetono ossessivamente pochi pattern molto semplici e nonostante una relativa brevità non credo riescano quel tocco di atmosfera in più che è comunque rintracciabile in breve parti più groovy. Nonostante molte band grind non vedano una via di mezzo tra l'andare velocissimi ed il "non andare" per gli HLR c'è questa terza via, e questa via di mezzo significa poter raccontare molte più cose, avere una visione più ampia. Si vede che sono ragazzi che ascoltano altro, che non sono fossilizzati su un tema e ripropongono in un noioso copia-incolla i loro ascolti monotematici. Si vede che hanno voluto mettere dentro il calderone una visione più ampia, come è giusto che sia, prendendo vari elementi più simili a Neurosis o Converge, Oathbreaker o Young And In The Way. 

Quindi ***cane non è il solito Crust/core/Black metal/post hardcore che TUTTI ora fanno. Non è nemmeno il grindcore delle favelas fatto con 5 accordi alternati tra loro e la batteria scritta con i programmi della Chicco. Hanno provato a fare qualcosa in più, ed apprezzo veramente lo sforzo. Per quanto non ci siano canzoni che mi rimangono veramente in testa o grossi apici il cd nella sua interezza è godibile, ha attimi di genialità, altri meno brillanti, generalmente sempre più che sufficienti, ma se consideriamo la dimensione dell'uscita ed il suo contesto il risultato è soddisfacente. In più metteteci una cover molto poetica che fa intravedere un cuore da cuccioloni e vedrete che molti fan del genere si scopriranno amanti della band. Magari poi non ci capiscono un cazzo e non sanno nemmeno loro quello che hanno sentito (se senti la prima canzone dell'album e credi di aver capito che roba fanno sei un pirla) ma la copertina del cd è figa e quindi va comprato 

(ragionamento medio di chi ascolta questi generi) (anche perchè molto spesso è meglio il disegno della musica).

Quindi; non si capisce che genere fanno, lo fanno bene, hanno suoni naturali ed hanno una copertina molto bella, se queste cose non vi mettono curiosità allora tornate a sentire la 300esima copia dei Nasum. Il cd però ascoltatelo tutto, più volte, non le prime due canzoni, perchè esse non danno uno spaccato onesto di quello che la band vuole essere, ora più che mai questo è un cd grind che va ascoltato.

Riff-a-mania: 65%
Personalità: 70%
Qualità audio: 65%
Totale: 6.7/10


Gojira - Magma

Band: Gojira
Album: Magma
Genere: Gojira, Progressive Metal
Etichetta: RoadRunner
Anno: 2016
Paese: USA/Francia
Consigliate: Pray, Only Pain, Silvera
Sentenza: When You change yourself, You change the world


Prologo: Io non mi fido delle etichette. Non sono un genio della lampada ma so come lavorano queste stronze a volte e come cercano di inculcarti il loro modus operandi per renderti quello che non sei. I Gojira si sente che hanno subito pressioni e direttive, hanno scritto un cd, poi ne hanno fatto un'altro che fosse una via di mezzo tra quello che volevano loro e l'etichetta con una canzone come Stranded che di loro non c'è nulla, non è farina del loro sacco.
Visione storica: Molte band sono andate incontro a questo processo, tra le quali ricordiamo Metallica e Megadeth. Molti fan all'epoca furono abituati tra Rust in Peace ed And Justice.. al technical thrash di più alto livello e pregevolezza salvo trovarsi al cd dopo il Black Album e Countdown To Extinction. Secondo me questi ultimi due sono molto più maturi e di ampio respiro rispetto i classici thrash che hanno creato questi titani perchè da un lato abbracciano sonorità più groovy e catchy ma allo stesso tempo il livello degli arrangiamenti è ancora più sopraffine con la ricerca di linee melodiche tra cantato e chitarre che segna uno spartiacque generazionale tra il prima ed il dopo. Da quei cd in poi si sente la distanza abissale tra tutte le band metal degli anni 90 e le storiche band statunitensi. I Gojira sono allo stesso identico punto e molti sentendo Stranded si erano già fatti un'idea di come potesse essere questo cd additando alla band di aver voluto comporre il loro "Black Album".
Peccato che Stranded è M E R D A. Due riff in croce, brutti, pattern di batteria noiosissimi, nessuna sorpresa, nessun effetto speciale. Solo quel disgustoso riff in levare che li fa sembrare i Pantera dei poveri con la voce dei Mastodon.

Come vedete ho accuratamente tagliato dal cd Stranded e la finale "Bingo Bongo"

Stranded o Silvera? In realtà, come mi aspettavo, il cd vive di molteplici facce e queste sono parzialmente rinvenute nei due singoli di lancio. Possiamo ritrovare tracce di Stranded in Only Pain (infinitamente migliore) e tracce di Silvera in The Cell (infinitamente inferiore). Il più delle tracce sono una sorta di versione 2.0 di Born In Winter con The Shooting Star, Magma, Pray e Low Lands che sembrano tutte essere il preludio o la parte finale di quelle canzoni da 7-8 minuti a cui siamo abituati ma sviluppate per essere una canzone a se stante e non una "sezione". Questo sentimento se conoscete la discografia dei Gojira molto bene è piuttosto ricorrente e snervante. Citando il buon Sebastiano Liso, a cui do i crediti dell'intuizione, se mettete assieme The Cell, Magma e Low Lands praticamente viene fuori una nuova The Art Of Dying.


Questo bellissimo passaggio di flauto pare sia stato utilizzato su Pray (male)

Diversità: Ho apprezzato molto il cambio di rotta nello stile del cantato che risulta ora molto più vario ed alla Sight To Behold per mettere un paragone che potrebbe rendere l'idea, comunque ci sono delle vere e proprie novità che potrebbero essere accolte con più o meno piacere. La scaletta di Magma personalmente la trovo veramente fastidiosa e fuori luogo, qualcuno magari l'apprezzerà. Come magari ho apprezzato moltissimo il cantato di The Shooting Star che qualcuno troverà troppo melenso. Ma in questa analisi sto cercando di levare completamente quello che sono i miei gusti e le mie aspettative. E' importante levare ogni aspettativa non tanto per finire di essere delusi ma perchè non si può avere il cd che ci si era immaginati (TWOAF Pt.2 per quasi tutti) aspettando che i Gojira telepaticamente te lo abbiano composto. Prendete il cd nella totale neutralità andando ad ascoltare prima il cd nella sua interezza e poi le tracce nella loro singolarità.
Punti fermi: E' innegabile che ancora una volta i Gojira abbiano sfornato delle tracce con degli uncini che ti si attaccano alle palle e non ti lasciano più andar via di mente le canzoni e questa era la cosa che più di tutte doveva rimanere. Sinceramente mi aspettavo qualcosa di molto più spinto dal punto di vista dei contenuti, qualcosa di veramente breve, 3-4 minuti di canzoni a botta, tutte molto brevi ed alla Stranded come ho detto, ma come è possibile semplicemente vedere dalla durata di molte tracce nella tracklist esse sono ancora fortemente pregne di quell'alone progressivo che li caratterizza. La Roadrunner quindi ha boicottato secondo me metà del cd da Silvera (non è farina loro, mi dispiace dirvelo, o almeno lo è solo in parte) a Yellow stone, lasciando nella seconda metà la band di essere "libera" di esprimersi e concedendogli The Shooting Star come intro. 
Conclusione: Poteva andare molto peggio ma poteva andare anche molto meglio, sono abbastanza amareggiato nel sentire un cd dei Gojira a metà, poche canzoni che sento loro, il tutto molto estraniante. Non è come il Black Album in cui senti che hanno preso tutte le canzoni thrash ed hanno dimezzato la velocità, qui è un ibrido tra "come voleva la band" e "come voleva l'etichetta". Se la seconda metà del cd è quella "buona", tanto per capirsi, la direzione che voleva prendere la band io l'appoggio al 110%. 5 Canzoni su 10 più Silvera, che è quella in cui la label ha tirato fuori il capolavoro con qualche suo compositore cazzutissimo, sono più che buone. Un cd che dividerà tantissimo e che ho l'impressione avvicinerà molti nuovi fan, il che è solo positivo poichè l'intento di questo album è chiaramente piacere al pubblico metal più ampio possibile e c'è veramente la possibilità che ci sia almeno una canzone che anche il più trve metallera del cazzo apprezzi come anche il deathster più oltranzista. Ho già riportato tutte le mie perplessità, ed ora cercando di evadere con la mente in un universo parallelo dove questo album è stato fatto dai Pincopallino Joe lo valuterò in assoluta neutralità mentale.

Riff-a-Mania: 65%
Personalità: 98%
Qualità audio: 80%
Totale: 8.1/10



Underrated Albums intervista i Judas The Dancer, i pionieri del Post Pop Violence



Prima domanda di rito, come sono nati i Judas The Dancer?

Nic: I Judas The Dancer sono nati dall'esigenza di un cambiamento importante nella vecchia formazione Eloa Vadaath: Prima di tutto la presa di coscienza che i pezzi non coincidevano con lo stile degli Eloa Vadaath stessi; secondo per necessari cambi di formazione; non ultimo il desiderio di divertirsi suonando e non di dimostrare a tutti in sala quanto l'automasturbazione può lasciare stupefatti. Conseguentemente anche il poter suonare ubriachi. A quello ci pensiamo da sempre.
Marco: è stata la dolce poetica della chitarra connessa direttamente alla testata, senza altre stronzate pinkfloydiane. Il canale pulito che diventa lo standby. Il basso distorto e funkettoso, la batteria senza fronzoli ma molta ignoranza. Insomma, lo staffilococco Redneck che ci ha contagiati e dal quale non ci siamo più ripresi.



Io credevo di aver scritto abbastanza stronzate narrando di un megazord che si fa le canne e sogna delle tette ma voi sembrate andare oltre, cosa vi spinge a dire tante cazzate?

Nic: Il fatto che diciamo la verità. Mi spiego: la gente ormai è talmente assuefatta dalla povertà intellettuale (o dalla merda nel cervello, dipende dalla gravità) che non è più disposta a sentirsi dire la verità e a guardare il mondo per quello che è. Assodato questo, sapendo che non verrai ascoltato per principio, tanto vale caricaturare il tutto e renderlo assolutamente fuori controllo. Male che vada si divertono, almeno... Poracci...
Marco: Per me è diventato prioritario scrivere stronzate nel momento in cui ho dovuto accettare il fatto che tanto la gente in generale i testi non li legge e, se li legge, non li capisce. Perciò viva la merda!

Quale ricerche storico scientifiche vi hanno portato a scegliere come nome Judas The Dancer? Sapevate facesse il ballo del pinguino con gli Apostoli?

Nic:L'unica cosa che so sui pinguini è che il nostro batterista insiste che li vuole assaggiare (se conoscete un ristorante che cucina pinguino, scriveteci a judasthedancer@gmail.com titolato "quell'ottimo pinguino").
Il nome originale comunque doveva essere "Motaro" (incredibile personaggio ni Mortal Kombat che nessuno si caga più perchè adesso van di moda i giochini sofisticati con la storia da 3 ore). Temendo che avremmo sforato nel copywrite Marco aveva proposto dylan Dog, così almeno ci avrebbero denunciato subito invece che sei o sette mesi dopo. A quel punto volevo bestiemmiare, ma è uscito come sarebbe uscito a Dylan: "Judas Dancer"! Il "The" l'abbiamo aggiunto per moda.
Marco: ammetto che di Motaro mi ero completamente dimenticato...

(si fossero vestiti con la monnezza risultavano più sobri)

Cosa ci dobbiamo aspettare da un possibile album?

Nic: Si punta alle almeno 50/60k copie vendute... Ma per ora posso solo dirti Post/country/dance/ritornelloni... e le valvole. Sempre tante valvole. Cioè POST POP VIOLENCE.
Marco: Esatto. Post Pop Violence sarebbe un perfetto brand con cui aprire catene di ristorazione a base di carne umana volontariamente offerta, hotels raffinati per soli tossici, una linea di giochi erotici con icone religiose. Ma sempre con la leggerezza beota di un Fazio o Carlo Conti e un ritornello pop dei più triti che ti si ficca in testa e ci resta tutto il giorno. Investitori, fatevi avanti.

“Post pop violence” è la miglior definizione di un genere mai sentita, come vi è venuta in mente?

Nic: Il TRADEMARK "POST POP VIOLENCE" esiste da prima del nome della band. Nasce dall'esigenza di prendere per il culo tutte quelle band che se la credono e pensano di fare Avan/progress/CazzieRazzi e poi fanno tipo DeathCore, male. (<---- VERITA' IMMINENTE) Di band innovative in giro ce ne sono davvero poche, ma facebook e i social dicono che il genere che tira di più è quello speRimentale, ora: mentre voi la finite di sperimentare fino a che punto una stronzata funziona, io suono POST POP VIOLENCE, DAVVERO.
Marco: Per quel motivo esattamente. Mai sentita. La sorpresa è stata scoprire che la musica aveva tutto sommato un'attinenza con la definizione. Probabilmente ce l'ha suggerita Gustavo Rol dall'oltretomba. Ecco perché è così verde e potente. Grazie Gust.

In realtà volete fare Disco anni 80 ma siete troppo etero per mettervi le parrucche cotonate...o forse no?

Nic: Le parrucche non sono entrate ancora nell'ordine delle idee ma sono quasi sicuro che siamo tutti grandi fan dei Motley Crue (forse Marco non così tanto)... Se non saranno le parrucche magari i campioni della cassa. Quelli fanno moda davvero, mica come gli Hipster.
Marco: Aspetterei di sentire i pezzi dell'album prima di esserne così sicuro: a noi non piace troppo ripeterci... o quantomeno di mantenere una coerenza ci frega poco.

A quali band vi ispirate? Oppure per “ispirarvi” usate solamente i bong?

Nic: Credo andiamo tutti a periodi, in quanto ad ispirazioni. Ma sono certo che per una grande parte quello che ascoltiamo non viene riflesso troppo nella musica... Noi vorremmo vendere...
Quanto ai bong io ho smesso, mi sento troppo stupido poi e la cosa mi fa diventare anche nervoso... Lo so, c'è del nonesense, ma è la verità...
Marco: Personalmente Britney Spears rimane un faro di ispirazione. Sarà che con l'official video di "Toxic" deve aver seriamente interferito con la mia sessualità di ventenne (in ottima compagnia comunque, penso ad esempio ad Alizée).

Nel video per “Maradona Talking Heads” avete fatto una raccolta del Trash italiano, ma mi pare manchi Iva Zanicchi che caga in diretta studio, come pensate di compensare questa grave mancanza?

Nic: Non posso inserire una che ha cagato in diretta sulla televisione italiana in un mio pezzo, voglio dire... Io sto con lei cazzo! Lei ha fatto tutto quello che volevamo fare noi con "Maradona Talking Heads" da dentro il sistema! Se il mondo fosse Matrix (e sappiate che E' Matrix), la nostra Ivona nazionale sa che pillola vuole.
Comunque con i prossimi video compenseremo l'apocalisse. Potete chiedere a Davide Cilloni di Eklipse Media e Federico Scargiali di Viscera Vision se avete dubbi. Loro sanno cos'è successo negli scorsi mesi...
Marco: Trattandosi di diarrea acuta si può dire che il suo trash fu del tutto incolpevole (in ogni caso molto in linea con la proposta televisiva italiana perciò #respect). Lo stesso non si può dire dei personaggi che abbiamo presentato nel pezzo, grotteschi per scelta. E poi la selezione è ampia; ricordo per esempio che ancora non s'è parlato di Razzi, dei Papi e di come difendano un credo nato migliaia di anni fa dall'immaginazione di pecoroni nel deserto (beh, un pochino se n'è parlato), di Papi (Enrico), delle ragazze Cin Cin, di Boldi e De Sica. Il vaso di Pandora è ancora da scoperchiare.

Mi permetto di dire che questa è la migliore intervista mai fatta nella storia della musica e tutti voi succhiacazzi dovreste apprendere dalle parole di questi due eterodirettisessuali che comunque risultano più interessanti di tutte le fighette del cazzo che se gli poni una domanda che non riguarda "l'estro musicale creativo che li ha spinti a scrivere il capolavoro di diarrea" (che è il loro album) si sentono presi per il culo e non rispondono o rispondono male.



Comments system