Periphery - Periphery 3: Select Difficulty

Band: Periphery
Album:Periphery III: Select Difficulty
Genere: Djent, Progressive Metal
Etichetta: Sumerian Records, Century Media
Anno: 2016
Paese: USA
Consigliate: Absolomb, Marigold, Flatline
Sentenza: Il troppo stroppa

I Periphery sono attesi alla prova del 9 da 3-4 anni. Il primo album ha fatto il botto nella community metal mondiale lanciando il fenomeno Djent nel suo livello 2.0 post Meshuggah. Il secondo cd ha azzerato la concorrenza e con canzoni come Scarlet hanno dimostrato di avere l'orecchio fino per le belle melodie mentre in altre canzoni come Ragnarok dimostravano di essere musicisti ben oltre la media. Il terzo doppio album è stato per me un gran flop, una rottura di palle multidimensionale, miliardi di filler, pochi brani ricordabili. Il punto ora è netto, i Periphery vogliono fare il salto di qualità?

Vi faccio un esempio pratico: I Mastodon sono passati in 4 album da Remission a Crack The Sky, ovvero un universo di differenza, maturità, arrangiamento, gusto per le melodie, il top, l'apice della discografia ed in tutto ci hanno messo 8 anni.
I Periphery in 7 anni circa dal 2010 al 2016 hanno fatto uscire 5 album e 2 EP cambiando la loro proposta praticamente soltanto da Periphery I a Periphery II.

Il salto di qualità che ho sempre aspettato non mi pare sia avvenuto nemmeno a questo giro nonostante si possa considerare questo PRPRY III il loro miglior album. Cosa è che manca? Manca una vera sterzata verso nuove sonorità ed una maggiore accessibilità. La band di Bulb e company sembra incagliata nella nicchia progressive-Djent e non riesce ad uscirne. I Periphery avrebbero le capacità di essere nella top 10 delle band metal mondiali ma ancora sono molto distanti da quel traguardo. Perchè? Perchè ancora una volta fanno più del dovuto, 1 ora di musica che è tutto meno che digeribile ed accessibile ai più. L'album si apre con le due canzoni meno efficaci di tutto l'album e già questo è un male, le canzoni sono pesanti, grezze, violente ed in netto contrasto con i toni futuri dell'album, perchè tenerle? Non potevano aprire con Marigold?
Anche molte canzoni che potrebbe essere veramente dei trapani nel cervello si allungano e si mescolano per arrivare a durare quasi 7 minuti se non oltre. Remain Indors se fosse durata 2 minuti meno e fosse stata concepita come un singolo e non un mid tempo proggy sarebbe stata dentro le chart di billboard ma messa così nemmeno lontanamente si avvicinerà a tale risultato. Lo stesso posso dire per Flatline e Absolomb (che poteva essere tranquillamente la nuova Jetpack Was Yes se non durasse 4 anni) o Line-Stepper, canzoni meravigliose per chi come noi è avvezzo al genere e gradisce anche un minimo di complicanza in più ma immaginatevi se avessero eliminato le parti in growl e le parti più ruvide ed alleggerito al struttura dando risalto ai cori ed ai riff più melodici, Questo cd poteva entrare e sfondare l'universo metal, dagli heavy metallers ai metalcorers. Invece che provare ad entrare nei cuori dei fan Dream Theater potrebbero provare ad entrare nei cuori di tutti gli amanti di certe sonorità heavy ed anche di chi magari cerca cose più rockeggianti. Io vedo nei Periphery un progetto incompiuto che si automasturba nel creare composizione barocche di indubbio valore artistico ma che rischiano di essere apprezzate da pochi eletti. In me c'è un pizzico di delusione perchè ancora una volta manca quel quid che rende un album il "Black Album" di una band, Quello che spacca le classifiche e ti manda in un'altro livello fuori dal sottobosco del "vivacchiamento". Che ne possiate dire o meno i Periphery vivono nell'underground del metal mainstream affacciandosi da un oblò al vero mondo dei "Big Money". Quello che devono togliere sono tutti quei growl inutili, breakdown senza anima e parti tecniche che appesantiscono le canzoni senza donargli nulla in più.

L'album in se è eccezionale e probabilmente il miglior prodotto del genere da PRPRY II quindi possiamo ancora gioire e portare speranze verso la band di Bulb. Sicuramente sarà nelle chart finali di tutti gli amanti del metal più gagliardo e verrà consumato nei lettori musicali di tutto il mondo. Spero veramente che questo capitolo dia lo slancio al gruppo di buttarsi in una rivoluzione sonora per portarli all'apice del mainstream e del successo, Se lo meritano e possono farlo. Dobbiamo tifare per loro, possono veramente diventare i nuovi alfieri del genere a livello globale come lo furono in passato SOAD e Slipknot.

Riff-a-Mania: 91%
Personalità: 70% (In relazione alla mancanza di evoluzione del sound e dal fatto che in certi momenti ammiccano molto a quello che fanno altre band che vanno di moda)
Produzione 88%

8.3/10



Diario di un viaggio osceno ed estremo





A cura di: Andrea Cividini
Quando l’anno scorso due miei cari amici, freschi freschi di rientro dal loro primo Obscene Extreme, riuscirono a intrattenermi minuti - forse ore - con i loro racconti entusiasti, anzi estasiati di questo festival decisi che almeno una volta nella vita avrei dovuto vederlo con i miei occhi.
Oggi vi racconterò perché quasi sicuramente diventerà una mia meta di pellegrinaggio annuale.

Lo spirito di questo evento si può iniziare a percepire già dall’area camp: il prato collinare a disposizione viene letteralmente invaso da una mandria di tende e camper provenienti da ogni parte d’Europa (nonostante la presenza dei residenti o comunque connazionali mi pare sia ancora predominante); temevo che un abuso dell’idea di ‘free’ camping e un alcoolismo da record che in situazioni così può accompagnare solo portassero al degenero più totale e invece: manovre e via di fuga sempre libere, livelli di sporcizia decisamente contenuti, discreto rispetto della privacy…beh musica estrema di ogni genere sempre a palla a parte. Sapevate che ai brutallari e anarcopunk piace la frenchcore?
Vi risparmierò le cose che probabilmente potete vedere con un qualsiasi video di YouTube come il degenero totalmente trash sotto e sopra il palco, né vi sbrodolerò addosso pagelle sulla qualità esecutiva delle band anche perché avrò visto 20-25 gruppi sui 68 presenti e soprattutto non è questo il punto dell’OEF. Decanterei invece lodi altissime per l’atmosfera di pace e positività che si riesce a creare e i molti aspetti vincenti dell’organizzazione, primo su tutti il servizio mensa: mangiare bene, sano e spendere poco a un festival è possibile. Non ci credevo neanche io ma è così. Gli stand presenti offrono da piatti caldi BUONI cucinati sul posto (oh mio dio quella fagiolata alla messicana, oh mio dio) a finger food locale che spazia dal fritto allo strafritto, prezzo massimo inferiore ai 5€ - medio 3,5€.

Una birra media costa 1,20 €, un cocktail 3,60 €. Vi do qualche riga vuota per assimilare la notizia.
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Continuando la sfilza di lodi all’organizzazione non posso non citare: la presenza di cestini mantenuti costantemente svuotati ogni 2 metri, il rispetto quasi maniacale dello schedule, la scelta e disposizione della location, la security estremamente preparata per questa specifica tipologia di evento, la batteria ad accesso libero per chi vuole farsi una sessione di blast beat alle 3.30 di notte, il servizio asilo per i tuoi kinder grinder, la qualità del merch e chi più ne ha più ne metta. Certo qualche aspetto negativo c’è, come la coda di parecchi minuti che ho fatto per comprare una t-shirt, ma sono dettagli sorvolabili.
L’organizzazione preparata è il completamento ottimale per quella che è la vera anima dell’Obscene Extreme: le persone. Parlavo prima di pace e positività ma non immaginatevi assolutamente una situazione da figli dei fiori / Woodstock-wannabe…beh fango a parte: è un festival dell’estremo in tutti i sensi, in cui ho assistito ad uno spettacolo di un clown che si autoflagellava e incontri di wrestling sullo stesso palco su cui si esibivano le band (per non parlare delle gare di frustate o di bere il vomito altrui/acqua calda salata tra pubblico). Il relax che si percepisce è sicuramente costituito dall’enorme valvola di sfogo fisico e mentale che questo evento costituisce, grazie anche a quella che è in sostanza l’unica regola vigente:

Fai quel cazzo che vuoi, basta che non rompi i coglioni agli altri
E ci si riesce. Non una rissa, non un furto, non c’è nemmeno la security che gira all’interno dell’area perché non serve: è necessaria per gli ingressi, il perimetro e controllare che la gente non invada davvero troppo il palco. Certamente il tipo di musica “peculiare” abbinato ad un biglietto non propriamente economico aiutano decisamente a scremare tutta quella fetta di pubblico casuale che non coglie il vero valore di queste situazioni, togliendo quindi da questa atmosfera stile rave party quella componente di casinari annoiati che ci vanno perché ‘non so cosa fare’ e creando una punta di diamante della scena internazionale dove anche la band più sconosciuta che suona a mezzogiorno del Giovedì può essere sicura di avere quella 30ina di pazzi ad animare l’area del pit.

È qualcosa che non ho mai trovato altrove su scala così grande e spero vivamente questo spirito rimanga e accompagni ogni edizione del ‘freak friendly extreme music festival’.
Ci vediamo (spero) l’anno prossimo.




Despised Icon - Beast

Band: Despised Icon
Album: Beast
Genere: Deathcore, Hardcore, Death Metal
Etichetta: Nuclear Blast
Anno: 2016
Paese: Quebec (Canada)
Consigliate: Inner Demons, Time Bomb, Beast
Sentenza: Gotta Slam'em All

"Io ho un sogno" - "Avere un sogno"
Non ho mai creduto potessi ascoltare un altro cd dei Despised Icon. Sono arrivato a loro tardi che avevano già dato tutto quello che potevano dare ed insieme ai miei amici della zona ne andavamo matti. Erano gli anni del Deathcore, dal 2008 al 2011 nel quale uscirono tutti i capolavori del genere. Ritengo che post-2011 i cd Deathcore che meritino la sufficienza si possano contare con le dita di una mano, vuoi anche perchè il genere è involuto in una spirale di breakdown-breakdown-piri piri-breakdown, vuoi perchè nessuno dei grandi capostipiti ad esclusione dei Suicide Silence è riuscito a portare avanti il genere e la bandiera.
Beast non doveva esistere, si sono riuniti per qualche festival, poi però la voglia di suonare è stata tanta e si vede che avevano qualcos'altro da dire. La curiosità era tantissima perchè i singoli di lancio erano un "Five Knukle Shuffles" (una delle mosse finali di John Cena) dritto nella tempia ed una delusione mi avrebbe portato in uno stato catatonico. Dio****, però, sono i Despised Icon, mica i Chelsea Grin, questa è roba seria e la delusione non c'è, solo immensa gratitudine. Il cd è facilmente inquadrabile, circa mezz'ora di duro Hardcore-Death Metal, ZERO PIRI PIRI a differenza degli ultimi 2 cd. SOLO breakdown e pezzacci alla Hatebreed e riffoni groovy Death Metal che pescano un po' dai Obituary un po' dal sottosuolo scandinavo di fine anni 90. Il cd nella sua brevità è iper-catchy, tutti i brani entrano diritti in mente con i propri breakdown e cori nel giro di due ascolti. Forse mai come ora il cd è pieno di Breakdown e riffoni Hardcore con powerchords aperti o le cavalcate tipiche del genere, cosa che poteva benissimo stuccarmi e farmi andare sulle palle alcune canzoni, invece è tutto così contestualizzato e ben amalgamato, quel 50-50 Death Metal-Hardcore che i fan di uno e l'altro genere possono apprezzare senza apprezzare uno di essi. La forza dei Despised Icon è sempre stata l'essere inter-genere, non distinguibili e classificabili nell'universo Deathcore, non li puoi mettere nel Death Metal, non li puoi mettere nel Metalcore ma si sono creati un proprio micro-universo dove questi generi coesistono senza prevalere l'uno sull'altro.
In questo Beast troverete trai migliori breakdown mai scritti, trai migliori riff Death scandinavi mai scritti, trai migliori riff slam mai scritti, un universo di cori e ritornelli che trapanano il cervello. Un concentrato di quello che il gruppo è senza inutili orpelli che abbellivano ma appesantivano l'ultimo Day Of Mouring. Forse meno brillante di Ills Of Modern Man nel quale ogni componente del loro sound arrivava all'apice naturale facendo diventare quel cd l'Apex Predator del Deathcore. 
Beast è esattamente in mezzo tra DoM e TIOMM e riprende la legacy di una delle band storiche del panorama metal mondiale andando ad unificare due culture distanti ma sempre legate dal filo comune dell'underground. 
Gotta Slam'em All.

Riff-a-Mania: 95%
Personalità: 85%
Produzione: 90%
Totale: 9/10



Underrated Albums intervista i Deceptionist


Domanda di rito, come nascono i Deceptionist? Che avete fatto in tutto questo tempo prima di fare un cd per Unique Leader?

I Deceptionist nascono nel 2013 da Antonio Poletti (ex Novembre, Morbo, Ghouls, Hideous Divinity) e Claudio Testini (ex System Failure, Lunarsea, Ghouls) ai quali si aggiunge il sottoscritto, praticamente trovato per strada come un cane randagio. Nel 2014 realizziamo un promo “The Beginning” il quale riscuote un ottimo riscontro da parte della critica. Dopo qualche mese dall’uscita del promo si è unito a noi Fabio Bartoletti (ex Hideous Divinity) all’altra chitarra, fino a quando “mamma” Unique Leader  si accorge di noi e ci viene fatta proposta contrattuale. Dopo 3 lunghi mesi di riflessioni accurate e di trattative estenuanti (non è vero abbiamo firmato dopo due secondi con il nostro sangue) ci siamo uniti alla grande famiglia ed eccoci qua.

Quale rivelazione animista vi ha portato ad ascendere in un piano di conoscenza superiore donandovi la possibilità di scrivere un cd Brutal Death che non parli di Cthulhu, demoni o squartamenti?

Ettolitri di alcool ed un pizzico di droghe di vario genere, che, non guasta mai (come il pepe)
Il satanismo Industrial non è stato ancora inventato, (ma ci arriveremo). Scherzi a parte per noi è stata una scelta naturale affrontare tematiche di un certo tipo, in quanto fortemente influenzati dal punto di vista musicale da elementi industrial

Personalmente adoro le tematische sci-fi, qual'è, se c'è, il concept dietro l'album? Di cosa parlano i Brani? E' Johnny Depp di Trascendesce il personaggio sulla copertina?

Ma anche no altrimenti ci denuncia! I testi parlano del rapporto uomo-macchina in una visione futuristica in cui le macchine prendono il sopravvento sull’uomo. Non possiamo parlare di “concept album” a tutti gli effetti, ma è chiaro che le tematiche trattate su tutto il disco riprendono il suddetto concetto. Ora che ci penso però, potrebbe essere Johnny Depp in copertina, ma a noi piace ricordarlo in “Paura e delirio a Las Vegas”

Metà del roster della Unique Leader praticamente è Italiano, siamo veramente così bravi a fare Death Metal?

E’ che siamo bravissimi a fare minacce! La verità è che c’è molta attenzione alla scena italiana, che sicuramente ha da offrire band di ottima proposta e qualità, vedi gruppi come Fleshgod Apocalypse, Hideous Divinity, Bloodthruth, Hour Of Penace e tanti altri che contribuiscono a far grande la scena del nostro paese

Nel cd sono presenti samples o comunque parti “industrial”, contaminazioni, chiamatele come volete, è stata una decisione sofferta cercare di avere un sound personale oppure è stata una decisione presa a cuor leggero?

Totalmente a cuor leggero. Il gruppo nasce proprio con l’intenzione di proporre un Death Metal influenzato dalla musica Industrial, prendendo spunto da band come Ministry, Test Dept. Einstürzende Neubautene via dicendo. Sin da subito abbiamo concepito la nostra musica integrandola con samples e atmosfere Industrial. Ne consegue che anche le tematiche, come detto prima, convergano in quella direzione in maniera del tutto naturale. E’ stato proprio il nostro modo di vedere le cose.

Io lo metterei nei currriculum di quando cercate lavoro questo cd, secondo me fa la sua porca figura

Si, magari potremmo trovare un lavoro come spazzini, o al massimo dell’aspirazione, in catena di montaggio….



Ma un nome meno complicato di “Initializing Irreversible Process” che devo prendere le ferie per pronunciarlo?

Mah, in realtà l’abbiamo fatto di proposito per farvi diventare scemi e chiamarlo semplicemente “Il primo disco dei Deceptionist”

Date o tour per sponsorizzare questo cd ce ne sono in programma? Non è che organizzate qualcosa coi Bloodtruth che sono delle mie parti così vi vengo a vedere?

Ci stiamo lavorando e saremmo molto felici di venire a suonare dalle tue parti. Per quanto riguarda i Bloodtruth, che si drogano poco, ma in compenso bevono tanto, quando pronuncio l’ormai famosa esclamazione “CICCHETTO! CICCHETTO!” abbiamo condiviso il palco in Puglia ai tempi del nostro promo, e recentemente a Roma. Sono delle splendide persone ed ottimi musicisti e ci farà sicuramente piacere incontrarli nuovamente!

Ma voi ascoltate veramente Brutal Death Metal? Trovatemi 5 album negli ultimi 5 anni che secondo voi sono stati validi nel genere. In generale che musica vi ascoltate (NB: citare gruppi Pop aumenterà il voto della recensione) 

Duran Duran
Spandau Ballet (← niente, mi tocca aumentare di un voto la recensione, chapeau)
A-HA
Bronski Beat
Level 42

Pietre miliari del Brutal Death Metal. Non li conoscete? Segaioli….

La tortura è finita, salute i lettori, perchè si, ci sono dei lettori, gli articoli da quando ho rincominciato l'attività non hanno mai fatto sotto le 200 visualizzazioni, quindi contate che state parlando almeno a 200 persone.

Tanti saluti a tutti voi 200! Adesso, seriamente parlando, ti ringraziamo per l’intervista e la bellissima recensione e soprattutto per il supporto mostratoci. A presto!

Burning Ruins 4: Un festival pieno di setticlavio

Immagini prese direttamente dalla pagina dell'evento, ringrazio il fotografo chiunque sia, tutti i meriti a lui!

Scrivo con qualche goccia d'alcol nel corpo. Non voglio fare un live report con i soliti elogi brodosi che stringono mani, vorrei che questo live report parlasse anche a chi non c'era.
Il BR04 è stato il più grande festival metal mai fatto in Umbria, poi io sono un ragazzotto giovane, felice di smentirmi, sia per organizzazione che bill di gruppi scelti. Vi devo dire che c'è un motivo per il quale i Dark Tranquillity sono quasi 30 anni che campano di musica? Vi devo dire che i Novembre sono uno dei gruppi coi musicisti più preparati di tutta l'Italia?
La vera sorpresa sono stati i Sudden Death che se su studio sono la riproposizione del primo EP dei Suffocation all'infinito, live hanno una buona botta, suonano all'unisono, sono chirurgici. Il cantate poi pare si sia mangiato quello dei Napalm Death, che cazzo di bestia è? Sono sinceramente molto, MOLTO invidioso.
Non c'è stata solo la musica, c'è stata anche aggregazioni di scene, quella romana con quella perugina e ternana, abbiamo ospitato Marco Mastrobuono, Simone Tempesta, Mario di Giambattista, Paolo e Francesco dei Fleshgod e tante persone che sono venute anche solo per lo stare insieme. Lo stare insieme è stato la cosa più importante secondo me dando prova che per la giusta motivazione si possono spendere soldi per i concerti "locali", basta con i concerti metal gratis, quando vale la pena per location e qualità della musica si spende volentieri, sopratutto perchè sappiamo verranno reinvestiti nel Burning Ruins CINQUE (mi tremano le mani mentre lo scrivo).

Dobbiamo tutto questo a Simone Zampetti ed il suo staff per il duro lavoro prima dopo e durante quest'edizione, e sono sicuro che sarà stato orgoglioso di aver fatto suonare uno dei suoi gruppi preferiti in una location che secondo me ha pochi pari, vuoi mettere suonare dentro un anfiteatro romano? Altro che pub o localetti del cazzo, questo è una cosa di cui andare fieri perchè sono sicuro che gli svedesi si ricorderanno di questo posto a lungo. E mi ripeterò, non è solo perchè hanno suonato i Dark Tranquillity il motivo per il quale il BR04 è stato un evento bellissimo, è per via del clima generale di allegria e festa che si è creato subito, tanto che gli sposi della chiesa vicino sono venuti al chiosco delle bevande ed hanno festeggiato insieme a noi metallari brutti e puzzolenti, dei veri eroi! La chiesa poi è imbrattata con bestemmie e 666, quindi mi pareva logico ringraziare chi ha contribuito a ciò.



Quanti eravamo????

Considerazioni sparse:

La maglia giallo-cazzotto-in-un-occhio di Santinelli vince il premio "stile" della serata che in un'orgia di metallari neri come la morte risaltava tantissimo, chapeau. 

Ogni metafora od aneddoto del Togni è una perla negata ad un film di Lars Von Trier

Il Tocca è sempre l'eroe della serata.

La Gita INPS senza Stefano e Luca non è la stessa cosa.

Il più sobrio ieri sera secondo me credeva di parlare di Il Califfo Califano.

C'ho la ragazza gnocca

La setlist dei Dark Tranquillity (CREDO)

  1. The Science of Noise
  2. White Noise/Black Silence
  3. Monochromatic Stains
  4. The Wonders at Your Feet
  5. The Silence in Between
  6. The Lesser Faith
  7. The Mundane and the Magic
  8. ThereIn
  9. Terminus (Where Death Is Most Alive)
  10. State of Trust
  11. Final Resistance
  12. Endtime Hearts
  13. Lethe
  14. Misery's Crown




Whitechapel - Mark Of The Blade

Band: Whitechapel
Album: Mark Of The Blade
Genere: Deathcore, NWOAHM, Nu Metal
Etichetta: Metalblade Records
Anno: 2016
Paese: USA
Consigliate:  Bring Me Home, Mark Of The Blade e Brotherhood
Sentenza: WHAT A KICKOUT!

Oramai non riesco nemmeno ad essere cattivo o fare il cinico bastardo. Gli Emmure, cioè, scusate, i Whitechapel sono andati incontro ad una semplificazione estrema della propria proposta che è passata dall'essere la summa del Deathcore ad essere un arido deserto di riffettini Nu Metal con tonalità Djent. La title track è una bella traccia e se fosse un unicum nel cd sarebbe stato ancora più carino sentire una traccia semplice immersa in canzoni più elaborate, risaltava per lati positivi. In questo caso risalta perchè tutto il resto è marrone.
Ti rendi conto che vanno a caso quando senti Brotherood che la loro miglior canzone strumentale di sempre e proprio per questo non ha linee vocali. WHAT? Avevano in canna un colpo enorme e l'hanno buttato. Loro scrivono svogliati per fare il compitino cercando di portare a casa anche questa volta la pagnotta e campare, vivacchiare di questa musica. Così, però, rischiano nel giro di un'altro album di uscire dai radar di tutti, se i Suicide Silence insegnano che se fai una cosa bene la devi riproporre sino alla nausea quello che fanno i Whitechapel è cercare di trovare un equilibrio tra semplicità e violenza e nella stragrande maggioranza dei casi sembrano gli Emmure con un vero songwriting. Male? Bene? Non si capisce perchè alcune canzoni sono insensatamente complicate, piene di ricciolini ed assoli totalmente inutili, E' come aver fatto mezzo passo in avanti e mezzo passo indietro. 

Quando una band come i Whitechapel inizia a mettere insieme troppi assoli per colmare il fatto che dentro le canzoni c'è aria fritta vuol dire che il genere ha veramente finito le cose da dire.
Il problema è essenzialmente alla base, quando sei in un binario che permette poche deviazioni o esci dal tracciato o segui la strada dritta senza pensarci troppe volte. I Whitechapel hanno una paura fottuta di perdere tutti i fan che hanno e sanno che stanno riciclando roba, sanno che danno una strizzata d'occhio ai fan old school ed una strizzata d'occhio a chi magari vuole sentire l'ennesimo gruppo di merda del genere, quindi fanno, credo consapevolmente un po' di merda.
L'album ti si presenta con una serie di canzoni che sono molto accessibili e che sono le classiche prime 4-5 che la gente ascolta, il resto dell'album è per Die-hard fans. Quindi ci troviamo tutte quelle più Nu Metal, più groovy e in parte riciclate. JEEEEEEEEEEESUS, La linea vocale di Elitis Ones credo di averla sentita in altre ventordici tracce della loro discografia. La seconda metà della tracklist è più vicina allo stile iniziale della band, o almeno ci provano.
So però che tutti volete sapere di BRING ME HOME. Bring Me Home è una bella traccia, niente di straordinario ma estremamente fresco nella discografia degli americani, apprezzo molto il voler dare un punto di vista diverso del proprio sound, trovo sia infelice che sia l'unica con le clean vocals, almeno un'altra traccia con esse doveva esserci per non farla sembrare fuori luogo. Essenzialmente lo è ma non è del tutto un problema se vogliamo essere buoni. E' la prova che il cd cerca di piacere praticamente a tutti, da quelli che ascoltano gli Architects a quelli che ascoltano gli I Declare War, tutto un sottogenere che dovrebbe essere accomunato da questo album, in teoria.
Sinceramente io ho trovato pochissime idee brillanti, Bring Me Home, Mark Of The Blade e Brotherhood. Il resto è AMPIAMENTE dimenticabile ma NON è una merda come i precedenti due.


I Whitechapel risalgono la china molto faticosamente ma danno con una spinta di reni il movimento decisivo per non farsi schienare col conto di 3 (Self-Titled, Our Endless War e più di 3/4 di questo). Ad un passo dall'oblio c'è speranza di risentire qualcosa che possa segnare una svolta nella carriera del sestetto di Knoxville




Riff-A-Mania: 40%
Personalità: 60%
Qualità Audio: 70%
Totale: 5.6/10

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